Melting Cities

Queste immagini di Odino Vignali sono, commiste, di NewYork e Chicago, e non si pongono come “vedute” ma piuttosto come “sentite,” o per meglio dire risentite. Sono segnate da una sorta di stupore attonito, quasi di chi per la prima volta vedesse, o scoprisse improvvisamente, la macchinosità dinamica d’una metropoli e i suoi frammenti. Non di rado una sorta di velocità – da far pensare ad un ricordo del Futurismo passa dentro queste visioni. Al tempo stesso, appaiono strane evocazioni di luoghi patibolari, che sembrano trasferire nella Città di oggi l’oscura pericolosità della Londra di Jack Ripper.Queste sensazioni sono trasmesse da un’evidente sapienza tecnica, innanzitutto nel montaggio. Un montaggio certamente ben pensato e deliberato, ma anche – talvolta – frutto di quell’accident che i surrealisti teorizzarono e praticarono; un accident portato all’incontro con una sapienza che tuttavia sa lasciarsi coinvolgere dall’emozione imprevista suscitata da un non luogo assurdo, eppur carico di senso.

Concorre anche, notevolmente, alla costruzione di queste immagini una costante attenzione ai contrasti di luce e ombra, e ai loro passaggi sfumati, che arricchiscono di coloritura monocroma (un “camaïeu de noir”, si potrebbe dire parafrasando il “camaïeu de bleu” della picassiana Guernica). Queste immagini non sono mai prive d’una loro forza suggestiva, che credo sia conferita loro da uno sguardo che, anche quando coglie aspetti di realtà non vicinissimi all’obiettivo fotografico, tende a portarli in una sorta di primo piano.

Dotate di una loro forza di presenza, queste immagini raccontano in modo efficace un rapporto non solo di stupore, come ho già detto, ma anche di abbandono ad un misterioso vissuto dei luoghi.

Antonio del Guercio

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